I Portoni Virtuali del Musme
Al MUSME si incontrano anche delle guide d’eccezione.
Lungo il percorso espositivo, il visitatore si imbatte in sette grandi porte virtuali dotate di un concretissimo batacchio metallico.
“TOC TOC” e il portone si apre, facendo comparire un protagonista della Scienza padovana del passato che presenta se stesso e gli argomenti cruciali della sala che gli è “affidata”, in un suggestivo dialogo con un personaggio odierno.
Di sala in sala, di portone in portone, la narrazione si dipana in modo rigoroso ma anche divertente, componendo il grandioso racconto della Scuola medica padovana.
Sala A: Sibilia de Cetto e Giovanni Battista Da Monte
Sala B: Galileo Galilei
Sala C: Andrea Vesalio
Sala D: Santorio Santorio
Sala E: Giovanni Battista Morgagni
Sala F: Prospero Alpini
Sibilia de’ Cetto
“Baldo ed io, l’Ospedale l’abbiamo voluto libero da qualsiasi potere: autonomo dal vescovo di Padova, autonomo dalla Repubblica di Venezia, autonomo anche dall’Università! Per questo l’abbiamo costruito e finanziato interamente con i nostri fondi, senza chiedere nulla a nessuno.“
Giovanni Battista da Monte
“All’università c’era solo la teoria, le pure nozioni che noi professori insegnavamo attraverso la lettura e l’interpretazione dei libri dei maestri dell’antichità, primo fra tutti il greco Galeno. Ora, nel ’500, unire teoria e pratica, portare i medici al letto dei pazienti, è stata la vera grande svolta dell’Università. E i pazienti erano qui, all’ospedale di San Francesco Grande!”
Galileo Galilei
“Ah, Padova era la culla del progresso! Uno ‘spirito nuovo‘ aveva investito tutta l’università: non soltanto filosofi logici e naturali, ma anche, medici, fisici, matematici, astronomi. Padova apriva le porte agli studenti di qualsiasi religione e di tutta Europa, e nelle sue aule c’era libertà d’insegnamento. Non era cosa comune!”
Andrea Vesalio
“Bisognava assolutamente formare dei medici che sapessero mettere in pratica le conoscenze teoriche imparate sui banchi dell’università. E per questo il tavolo settorio diventava il punto cruciale dell’esperienza medica: ‘visu et tactu‘, osservazione e uso delle mani…”
Santorio Santorio
“Ho capito che misurare le funzioni del corpo umano era possibile e che queste misurazioni potevano aiutare a capire meglio come funzionava e dunque, anche come e perché si ammalava! Ma gli strumenti di misurazione non esistevano ancora. Bisognava progettarli, costruirli, sperimentarli… “
Giovanni Battista Morgagni
“Dall’antichità e fino al ’700 (prima di me, insomma), la patologia era basata sull’antichissima ‘teoria degli umori‘, elaborata dal nostro Galeno nel II secolo dopo Cristo sulle teorie del padre della medicina, Ippocrate. In soldoni, si credeva che il corpo umano fosse regolato da quattro ‘umori‘ che ne determinavano il temperamento: sangue, flemma, bile gialla e bile nera.”
Prospero Alpini
“Ai miei tempi, nel ’500, le piante medicinali, dalle più comuni alle più esotiche, cominciavano a essere coltivate negli orti botanici, detti anche giardini dei semplici, per insegnare agli studenti a conoscerle, identificarle, classificarle, usarle: ‘le erbe, non le parole, sono i medicamenti della vita‘ “